Titolo: AGAMENNONE
Tecnica: olio e acrilico su tela
Dimensione: Cm 60 x 70
Anno di esecuzione: 2014
DOGMA E SUPERSTIZIONE
Generalmente un’offerta o un voto è legato al soddisfacimento di un desiderio. Quando è oggetto di un sacrificio alla divinità, ovvero olocausto, l’offerta è detta anche ostia .
Nel dipinto l’ostia è Ifigenia, figlia di Agamennone, la figura sacrificale che serve a calmare l’ira della dea Artemide, la quale, dopo l’olocausto, propizia i venti che muoveranno le navi achee alla volta Troia. Tale offerta è subordinata alla superstizione che, nel mito così come nella vita, influenza il pensiero e la condotta di chi adduce la scaramanzia a giustificare le proprie azioni.
SACRIFICIO
Il sacrificio della figlia vince l’amore paterno e confina la mente del re, nella convinzione che l’effetto che esso produrrà, porterà alla causa per cui è stato consumato, vale a dire propiziare i venti.
Follia, dogma religioso o semplice convinzione di un mortale d’aver peccato di presunzione ed esser, quindi, diventato reo agli occhi degli dei?
Anche nella nostra epoca l’uomo vive, volente o nolente, in questo stato, e crea intorno a sé un’aura d’ira che diviene incontrollabile.
VENDETTA
L’ira è lo stato psichico alterato, in grado di rimuovere quei freni inibitori che, nella normalità, stemperano le scelte degli individui infuriati.
La figura di Clitennestra, moglie di Agamennone ma assente nel dipinto, mira alla “vendetta” e rivela l’ira che era rimasta in incubazione per lunghi anni.
La vendetta, nell’immaginario collettivo, è un piatto da servire freddo. Nella sua lucida follia, volta a placare la propria sofferenza, Clitennestra uccide Agamennone nel giorno del suo rientro in patria. Nell’opera in questione appare uno scacco traballante: il re.
Scacco Matto!